Polizia, crimine e ordine pubblico in epoca liberale. Il modello nazionale e il caso della Sicilia di fine Ottocento (1861-1914)

di Andrea Azzarelli

 

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Come si è costruito l’ordine pubblico nell’Italia liberale? In che modo le politiche di controllo dei fenomeni eversivi e criminali hanno determinato il cammino della statualità italiana? In quale misura le pratiche repressive sviluppate nel contesto siciliano per contrastare il fenomeno mafioso hanno plasmato il modello nazionale del sistema di polizia? Dal 1861 sino al 1914, il volume ricostruisce la storia dei principali corpi di polizia dell’Italia liberale. Descrivendo il profilo professionale degli uomini, i principi di collaborazione con l’esercito, i criteri di distribuzione sul territorio delle forze dell’ordine, il libro rivela l’immagine di una statualità inquieta, le cui ansie si riversavano in particolare sulla Sicilia, scenario di una presenza pervasiva e ramificata dello Stato e di politiche di repressione che, soprattutto nell’ultimo decennio dell’Ottocento, costituirono la base e il modello istituzionale per le pratiche di polizia dell’intera nazione

 

 

INDICE DEL VOLUME

Introduzione

Ringraziamenti

Abbreviazioni

Parte prima – Un modello, numerose polizie

Capitolo I – Oltre l’uniformità territoriale: la Pubblica sicurezza italiana, i suoi caratteri, le sue funzioni, la distribuzione sul territorio

                  1.1. Uno sguardo d’oltralpe

                  1.2 I caratteri istituzionali della Pubblica sicurezza

                  1.3 Geografia territoriale: l’uniformità normativa e la differenziazione regionale

Capitolo II – L’Arma dei Carabinieri

                  2.1 L’Arma dei Carabinieri: profilo istituzionale

                  2.2 La presenza sul territorio dell’Arma

Capitolo III – Soldati e ordine pubblico

                  3.1 I regolamenti di impiego dei soldati in servizio di ordine pubblico

                  3.2 La presenza sul territorio dell’esercito: regolamenti e normativa

Conclusioni prima parte

Parte seconda – Il controllo del territorio nella Sicilia di fine Ottocento: polizia, “sovversivi”, mafia

Capitolo IV – Il quadro politico-istituzionale: la Sicilia dalla repressione dei Fasci dei lavoratori alla crisi di fine secolo (1892-1901)

                   4.1 Tra sorveglianza e repressione: i Fasci siciliani e il governo Giolitti (1892-1893)

                   4.2 La repressione crispina: 1893-1896

                   4.3 Il riformismo conservatore: Antonio di Rudinì, Giovanni Codronchi Argeli e il Regio Commissariato Civile per la Sicilia (1896-1901)

Capitolo V – Il governo possibile: pratiche di controllo del territorio nella Sicilia di fine Ottocento

                   5.1 L’impiego dei militari in servizio di pubblica sicurezza: controllare gli scioperi e le manifestazioni; garantire la sicurezza delle campagne

                   5.2 Corpi di polizia. Modalità operative e processi di centralizzazione

                   5.3 Conclusioni del capitolo

Capitolo 6 – Mediare, reprimere, controllare: pratiche di polizia nella Sicilia dei Fasci, tra dissenso politico e criminalità (1892-1895)

                   6.1 La rete della prevenzione: il quadro legale

                   6.2 “È naturale che per istinto e per tornaconto i delinquenti si associano a tutti i moti collettivi, anche ai più santi, da Cristo a Garibaldi”. Forze dell’ordine, fascianti, mafia

                   6.3 Le strategie della Polizia: l’associazione per delinquere come strumento di controllo del territorio

Capitolo 7 – Oltre il velo del “tenebroso sodalizio”. Strategie di repressione del fenomeno mafioso tra il Regio Commissariato Civile e il processo Sangiorgi (1896-1901)

                   7.1 “Io credo che il pubblico e le Camere approveranno”. La repressione dei reticoli criminali nel periodo tra il 1896 e il 1897

                   7.2 La Sicilia di fine secolo: il contento e i protagonisti (1898-1901)

                   7.3 Le maglie della repressione: riflessioni conclusive

Epilogo

Indice dei nomi